venerdì 20 luglio 2012

La resilienza è la capacità dell'uomo di affrontare le avversità e uscirne trasformato positivamente


"Le crisi e le avversità, spesso diventano occasione di crescita interiore." (Isabel Allende)


Ci sono caratteristiche umane che ci aiutano a superare le crisi, siano esse interne o esterne? Quali? La storia mostra che l'uomo ha la capacità di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato o addirittura trasformato positivamente. A questa capacità, che può essere estrinsecata o potenziale, da qualche anno viene dato il nome di resilienza (Grotberg, 1996).
Ognuno di noi, a pensarci bene, probabilmente conosce persone che, a qualsiasi età, sono riusciti a far fronte a difficoltà che facilmente avrebbero potuto avere un esito negativo. Questa caratteristica esiste fin dalle origini dell'umanità, fa parte di noi, tuttavia, prima degli anni '50, non veniva considerata da chi si dedicava allo studio dell'animo umano. All'epoca l'attenzione era completamente incentrata sugli accadimenti esterni, sui problemi reali o potenziali, sulle loro cause, sui loro effetti e sui tratti interni della personalità in quanto avevano un'influenza diretta sulle patologie. Solo in seguito ci si è cominciati ad interrogare sulle motivazioni che permettevano ad alcuni individui di superare indenni situazioni nefaste, traumi e disagi personali senza riportare conseguenze gravi sotto il profilo emotivo.
Per capirne le dinamiche, si sono studiati i fattori protettivi che potevano essere innati nell'individuo o provenire dall'ambiente circostante. Si è quindi cominciato a parlare di coping (la capacità di affrontare lo stress e risolvere i problemi), di empowerment (riconoscere in sé stessi la capacità di affrontare ogni cosa) e di life skills (le abilità necessarie per affrontare la vita) fino ad approdare al concetto di resilienza.
[...] Come abbiamo accennato prima, in ciascuno di noi, esiste una quota di resilienza innata che, come tutte le caratteristiche personali, è variabile da individuo a individuo. Una quota più ampia è direttamente proporzionale a determinate dinamiche evolutive: la capacità di relazione, l'iniziativa personale, le competenze di qualunque natura, la creatività, la progettualità, la perspicacia, l'autonomia, il senso dell'umorismo e l'etica a cui riferirsi. Vi sono anche fattori esterni che influiscono, amplificano e rafforzano le difese personali: relazioni affettive stabili, un supporto sociale, un modello da seguire, una famiglia affidabile. Una persona può essere resiliente in un ambito e non in un altro e questa capacità può modificarsi in funzione dell'età e del grado di sviluppo psichico.
E' importante sottolineare che la resilienza si realizza, prende corpo e si manifesta sempre e solo in relazione alla situazione, mai prima. A quanti di noi è capitato di pensare "Non credevo di essere in grado di affrontare tutto questo!" oppure "Chissà dove quella persona trova la forza di andare avanti!". Ogni volta che superiamo una difficoltà, il superamento aumenta la nostra resilienza, perchè aumenta la nostra consapevolezza di ciò che siamo in grado di far emergere in determinate situazioni. Se ci soffermiamo a pensare, però, ci accorgeremo che le caratteristiche sono innate, ma ciascuna di queste può essere appresa, costruita o migliorata. Come?
La resilienza si forma a partire dall'infanzia, poi, gradualmente cresce passando attraverso le diverse tappe dello sviluppo, stimolando l'affettività, la cognitività e la capacità di agire finalizzata ad uno scopo. Il tutto rapportato all'età e al livello di comprensione delle diverse situazioni di vita. Come per molte altre caratteristiche e attitudini, il periodo che intercorre tra la nascita e l'adolescenza è il migliore per potenziarla. Se ci vogliamo mettere alla prova, possiamo provare a rispondere ad alcune domande:
  • Posso individuare nella mia vita eventi particolarmente stressanti per me? Quali? In che modo mi hanno condizionato?
Riflettere su questi punti ci aiuta ad individuare con chiarezza  le criticità, e se queste hanno lasciato un segno nel nostro presente.
  • Sono stato capace di superare le difficoltà ed, eventualmente, in che modo?
Attraverso questa domanda, possiamo individuare con più chiarezza quali fattori determinanti della resilienza ci appartengono.
  • Nei momenti difficili, ho chiesto aiuto a persone importanti per me? Come mi sono sentito dopo?
Nella vita è importante avere figure di riferimento, saper chiedere aiuto e saperlo accettare.
  • Dopo aver attraversato un momento difficile ed averlo superato, quali sono gli insegnamenti che ne ho tratto e come è cambiato il mio modo di interagire con gli altri?
Per essere persone resilienti, bisogna imparare a riconoscere le proprie capacità di cui, magari, non eravamo coscienti. Questo processo accresce e sviluppa la fiducia in noi stessi.
  • Mi è mai capitato di aiutare qualcuno che stava attraversando momenti difficili analoghi a quelli da me sperimentati? Come mi sono sentito? 
Se non si riesce a dare un senso agli avvenimenti e alla sofferenza, se non si interagisce con il nostro passato e il nostro presente, se non si analizza il punto di partenza e quello d'arrivo non si può essere resilienti. Prodigarci per gli altri e alleviare le loro sofferenze è una strada per migliorarsi, ma non è l'unica...
  • Qual è stato lo stimolo che mi ha permesso di guardare con maggiore fiducia al futuro?
Avere un obiettivo e un punto di riferimento sono caratteristiche tipiche della resilienza.

La costruzione della  resilienza non può essere riassunta con tecniche e strumenti. Sarebbe bello avere la formula magica o una serie di soluzioni appropriate generali (e applicabili in ogni circostanza), purtroppo, però, non è così.
La consapevolezza della propria forza interiore ci rende "padroni della nostra vita". Quando siamo in grado di affrontare ogni cosa in termini psicologici, avvertiamo una piacevolissima sensazione di benessere.
Il termine crisi deriva dal greco krisis che significa scelta. Questo implica, assumersi la responsabilità di intraprendere un percorso piuttosto che un altro, abbandonando definitivamente le false chimere. Ciò vale sia a livello intimo, che interpersonale, che sociale. La crisi, quindi, appartiene naturalmente al processo di crescita, e prelude al cambiamento che è inevitabile e auspicabile. Certo, cambiare implica un rischio e i rischi spaventano e destabilizzano. Crescere, evolversi, implica fare i conti con i punti di forza, ma anche con le debolezze, i limiti, le vulnerabilità. La nostra interiorità, di fronte ad una difficoltà, si comporta un po' come la nostra pelle, si rimargina e continua la sua funzione, ma la cicatrice rimane. Quando attraversiamo una crisi, sappiamo che alla fine non saremo più quelli di prima, ma cosa diventeremo ancora non ci è dato saperlo.
Consideriamo i momenti difficili come un passaggio; il dolore può essere trasformato, integrato e su questo si può costruire. La resilienza può essere il motore che mette in circolo energie, integrando le fatiche e il dolore nella ricerca di un nuovo equilibrio. Serge Tisseron, psicanalista, fa il paragone dell'ostrica che reagisce all'introduzione di un agente estraneo con la produzione di una bellissima perla...

"La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d'uscita ai propri problemi."  
(Albert Einstein)

(articolo tratto da Vivere lo Yoga - Luglio/Agosto 2012)

1 commento:

  1. È veramente un bel post e la frase di Einstein sarebbe da incorniciare. Questo ci fa capire come l'affrontare tutti i nostri stati emotivi sia fondamentale. Non esistono stati emotivi belli o brutti, perché anche dall'angoscia, dalla tristezza o dalla noia possono nascere soluzioni straordinarie. Nel Buddismo non esiste contrapposizione fra bello o brutto, fra bene e male, perché sono solo categorie create dalla mente offuscata. Ecco perché si parla di superamento del dualismo. Dobbiamo imparare ad accettare con rispetto ogni nostro stato emotivo, perché se arriva significa che una parte della nostra psiche ci sta parlando, ci porta un messaggio che non può essere rimosso.

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