lunedì 24 settembre 2012

Yamas - Le cinque adempienze con il mondo esterno


 Yamas - Le cinque adempienze con il mondo esterno

Patañjali nei suoi Yoga Sutra divide il Raja Yoga in otto stadi. Il primo è rappresentato dagli Yamas, le cinque adempienze che il praticante dovrebbe avere nei confronti del mondo esterno, che sono: 
Ahimsa (non violenza), Satya (veridicità), Asteya (non appropriarsi di cose altrui), Brahmacharya (Conoscenza del Divino e moderazione nell’uso dell’energia sessuale), Aparigraha (attaccamento ai beni materiali).

Non violenza (Ahimsa) - deve essere applicata ad ogni essere vivente, per creare attorno a sé un mondo di armonia e di pace. Ahimsa letteralmente significa “non ferire” quindi implica tutti i livelli in cui potrebbe essere possibile farlo: fisico, verbale, mentale ed emotivo. Naturalmente c’è differenza tra un modo di ferire ed un altro, da fisico a verbale ad esempio, ma ognuno di essi produce violenza che chiama altra violenza ed una mente piena di pensieri violenti non può essere stabile rendendo difficile, se non impossibile, la pratica dello Yoga.
Patanjali asserisce nei suoi aforismi che “di fronte allo Yogi non violento, cade ogni forma di inimicizia e di aggressività”.

Veridicità (Satya) – la si pratica per aderire e ricercare sincerità nella vita personale e sociale, ovvero deve essere praticata anche per non permettere, secondo la legge di azione e reazione, ad altri di avere, nei nostri confronti, falsità ed ipocrisia. Satya, ci dice Patanjali, è un comportamento di verità, una qualità per mantenersi veri sempre: nelle parole, nei comportamenti, nei pensieri ed anche un modo di perseguire la verità anche all'esterno di noi stessi. 

Non appropriarsi di cose altrui (Asteya) - si pratica eliminando dalla propria vita ogni atto o desiderio di appropriazione e disonestà per far si che tutte le cose, quando egli lo desideri, vengano ai piedi dello Yogi. 

Conoscenza del Divino (Brahamacharya) - vedere la parte divina in tutti gli esseri viventi. Acharia significa conoscitore o maestro e Brahma è la parte divina insita in ogni essere vivente, anche nel nostro peggior nemico. In questo modo cade ogni barriera e limitazione egoica, nonché ogni forma di inimicizia e di rancore con il mondo esterno. Inoltre questo yama è anche quello che regola la vita sessuale la quale dovrebbe essere in armonia con la natura. Ci sono, su questo punto, spesso dibattiti e pareri contrastanti che vanno dall’astinenza assoluta ad una certa indulgenza.  

Il non ricevere doni (Aparigraha) - questo principio permette al praticante di non legarsi karmicamente con persone subdole e false, le quali possono offrire doni e regali con secondi fini. Lo si pratica anche rinunciando all’avidità ed al desiderio di possesso, tale concetto si riferisce anche al vivere una vita semplice con poche comodità, senza accumulare inutilmente. E, per chi è sensibile anche ai problemi ecologici, è bene sottolineare che meno si possiede e meno si contribuisce a questo grande attuale problema.  


“Questi particolari precetti, che costituiscono la parte iniziale e basilare del Raja Yoga, sono essenziali per purificare il nostro organismo biopsichico e sopratutto per aiutare il praticante a superare tutti gli ostacoli distruttivi, più o meno difficili che si presentano sulla via dell'evoluzione interiore, tra i quali: malattia, dubbio, torpore, pigrizia della mente, assenza di entusiasmo, attaccamento ai sensi, respiro irregolare, tremore del corpo, dolore, angoscia mentale, ecc. Sempre secondo il Guru Patanjali, questi si eliminano anche coltivando in noi amicizia, letizia, ottimismo, misericordia, serenità interiore, che rendono calma e serena la Chitta, la sostanza della mente.”


Namaste
Tiz



(Alcuni passi sono tratti o rielaborati dal libro "Lo Yoga dei grandi Maestri" di Giorgio Furlan Ed. Mediterranee)


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